Noi, Fatima, Bassirou, ibrahim e
Numu, a nome di tutti i giovani migranti e rifugiati in Italia e nel mondo, in
quanto parte in causa, vogliamo dire la nostra sulla migrazione e sui movimenti
che interessano, in particolare, i più giovani.
Riteniamo fondamentale ricordare
che tutti abbiamo gli stessi diritti, in quanto esseri umani, a prescindere dal
nostro status di migrante o rifugiato, come stabilito dalle carte
internazionali che voi stessi citati. Vi siamo riconoscenti per il lavoro svolto
fino a oggi e per gli sforzi con cui tutti gli Stati stanno tentando di
affrontare la questione, vi chiediamo di considerare la nostra voce, noi portiamo la voce della nuova
generazione, una generazione che si muove, di cui rappresentiamo solo una
parte.
Vogliamo raccontarvi noi, dal
nostro punto di vista, chi è l’immigrato e chi sono i minori stranieri. Siamo
ragazzi e ragazze, ci sentiamo proprio come tutti gli altri adolescenti, solo
che noi viviamo in un Paese che non è il nostro.
Tutti i ragazzi della nostra età
vivono con la famiglia. Molti di noi la perdono o la lasciano, arriviamo qui da
soli.
Un’altra differenza,
fondamentale, è che molti di noi non hanno alternativa, devono lasciare il
proprio Paese per non rischiare la vita. Troviamo che migrare, spostarsi, sia
un diritto delle persone, ce lo hanno insegnato fin dal passato i nostri
antenati, il mondo è fatto oggi di culture che per anni si sono mescolate tra
loro, la migrazione non è qualcosa che sicuramente può concludersi.
Pensiamo che in ogni caso migrare
dovrebbe essere una scelta libera, non una forzatura causata dai problemi che
esistono in tanti Paesi.
E invece, se ci chiediamo perché
si migra, cosa spinge a lasciare le proprie origini, ci rendiamo conto che
spesso si scappa da condizioni di vita troppo difficili, per via di
persecuzioni, maltrattamenti, conflitti.
Questa nuova generazione che si
muove è anche una generazione che rischia di perdersi, di perdere la ricchezza
delle persone che ne fanno parte. Succede nel Paese che lasciamo, succede poi durante
il viaggio, nei problemi che i ragazzi e le ragazze incontrano. Tanti di noi
hanno subito torture, tanti sono presi in osteggio, alcuni di noi arrivano,
altri no. Basti pensare alle condizioni in cui i migranti si trovano in Libia.
La migrazione dovrebbe essere una
scelta, e dovrebbe essere una via sicura, non si dovrebbe solo tentare di
sopravvivere, né rischiare la vita nel tentativo di stare meglio.
Spesso l’unico veicolo è a volte
l’aiuto di una persona che in realtà vuole solo sfruttarti una volta arrivato
in Italia. Significa cancellare una persona, cancellare i suoi sogni e la sua
vita in modo permanente.
Chiediamo protezione, perché nessuna ragazza e nessun ragazzo
dovrebbe subire violenza e dovrebbe essere vittima di sfruttamento.
La nostra generazione rischia di
perdersi anche quando diventiamo irregolari o clandestini in un Paese di cui
conosciamo poco. Succede quando aspettiamo un documento che non arriva, quando
aspettiamo mese per arrivare alla commissione che stabilisce la protezione che
ci spetta. Ogni immigrato ha diritto al riconoscimento legale perché non essere
riconosciuto significa eliminare la sua identità, non riconoscere diritti, come
se non esistesse, significa eliminare ogni possibilità di costruirsi un futuro.
Siamo preoccupati, siamo preoccupati del fatto che molti migranti non vedranno
a breve riconosciuta una forma di protezione che riconosca il percorso che il
giovane migrante ha fatto. Forse siamo nati nel posto sbagliato, forse abbiamo
sbagliato anche il momento in cui siamo arrivati, siamo migranti finché nessuno
riconosce il nostro a diritto a stare in un posto.
Capiamo che la libertà di
movimento delle persone non deve concentrarsi negli stessi Paesi di sbarco e di
confine. Chiediamo a tutti di riconoscere la libertà di movimento e la
salvaguardia dei diritti di persone come tutti voi prima che migranti.
Chiediamo protezione e accoglienza, che non significa solo avere un
letto dove dormire. Significa accompagnare, informare, aiutare a capire il
nuovo contesto, elementi che compiono l’accoglienza nel suo vero senso, perché
migrare significa anche portare una cultura in un’altra cultura. Significa
riconoscere l’identità, conoscere, aiutare a vivere insieme e, come per tutte
le ragazze e i ragazzi della nostra età, aiutarci a realizzare i sogni e ad
avere una possibilità. Significa chiedersi qual è la strada migliore per un
giovane che vive da solo senza la famiglia in una società che non conosce bene
e in cui ha bisogno di essere tutelato, che lo accompagni a conoscere le regole
del posto in cui vive, per la sicurezza di tutti, e che lo protegga da ogni
forma di sfruttamento.
L’accoglienza non è fatta solo di
strutture, dove a volte tanti ragazzi non partecipano, non si alzano dal letto,
è fatta soprattutto di persone. I tutori e le famiglie che hanno accolto molti
di noi sono riusciti per tanti noi a cambiare davvero il nostro percorso qui.
Perché ci hanno aiutato a capire com’è la vita qui, a pensare a un percorso di
studio e lavoro pensato per noi e sui nostri obiettivi. Ci hanno fatto sentire
quell’affetto familiare di cui ogni giovane ha bisogno, accompagnandoci in una
strada senza ingiustizie e discriminazioni solo perché siamo “migranti”,
“stranieri”, “diversi”.
Noi vorremmo che il mondo fosse
un posto migliore per tutti, qualunque sia la forma in cui identifichiamo
quella persona. Ognuno di noi ha un sogno nella propria vita. Noi migranti dovremmo
avere il diritto di esprimerci e di avere una chance nel futuro, non solo come
migranti ma prima di tutto in quanto esseri umani.